La Collegiata San Fiorenzo

 

 

 

 

Convento di San Francesco

La Chiesa della Vergine di Caravaggio

Confraternita e Chiesa delle Buona Morte

600 anni di Attività Assistenziale

A metà della centrale via Liberazione si trova una antica e graziosa piccola chiesa conosciuta col nome di Oratorio della Buona Morte, come si legge nel frontespizio: “Sodalitatis Mortis Sacellum. Di recente è stato ultimato il restauro della bella facciata. Già nel 1200 esisteva questo tempio, adiacente all’Ospedale dei Pellegrini e quindi anche chiamato  Oratorio dei pellegrini. Ma la chiesa fu fin dall’inizio legata alla devozione della Madonna e detta anche della Natività di Maria, o semplicemente di Santa Maria, o anche della Madonna del Carmelo. L’Oratorio era di proprietà della Confraternità della Buona Morte che era stata preceduta e poi accompagnata dai sodalizi penitenziali dei Disciplinati o dei Battuti o dei Flagellanti. La cura ed i servizi riguardavano i pellegrini, gli ammalati, i poveri, ma la Confraternita della Buona Morte aveva il suo specifico nell’assistenza ai moribondi, nelle preghiere di suffragio, nell’accompagnamento e sepoltura. La divisa dei confratelli era dapprima una cappa bianca a forma di sacco con cappuccio, poi di colore nero più adeguato al tipo di servizio (per maggiori notizie vedere studio di Nando Tribi).

Dopo seicento anni di vita e di servizio la Confraternita della Morte, a cui negli ultimi tempi era stato affidato anche la gestione del Legato Pallavicino, viene soppressa ed i suoi beni incamerati. Le idee illuministiche e le leggi napoleoniche fanno morire questa come le altre confraternite con finalità filantropiche per dare spazio ai servizi civili istituzionali. Va comunque riconosciuto il ruolo integrativo delle libere aggregazioni laicali, nella forma delle confraternite, nella vita pastorale della chiesa. Accanto ad una vita ecclesiale non sempre esemplare ai vertici la testimonianza evangelica e devozionale, di preghiera e di carità, dei fedeli che si associavano per aiutarsi ed aiutare a meritare già nel presente la vita eterna. Un precedente storico che nel nostro tempo di calo dei preti potrebbe essere di orientamento per riorganizzare i fedeli laici in comunità di servizio nella carità, nella liturgia, nella catechesi.

 

 

 

 

La Chiesa Santo Giovanni Battista Scalabrini

La Chiesa del Moronasco

La Nobile e Gloriosa Storia di Baselica Duce

La Parrocchia e la Chiesa dei Santi Protaso e Gervaso

Una bella chiesa la più ricca di pitture sacre

Continuando a descrivere la costituita Comunità Pastorale di Fiorenzuola – come abbiamo già fatto per Baselica – presentiamo a grandi linee la chiesa dei Santi Protaso e Gervaso. Si tratta di due martiri, fratelli gemelli milanesi, del IV secolo che testimoniano l’antichità della prima costruzione di cappella che secondo lo storico Campi risalirebbe ai tempi di Sant’Ambrogio, vescovo di Milano e amico di San Savino, vescovo di Piacenza, che nel che nel 386 seppellì le reliquie dei due martiri sotto l’altare della chiesa dove in futuro anche lui verrà sepolto. Da questo evento della vicina Milano e dalla regola di fondare le chiese sulla testimonianza di martiri con probabilità deriva questa scelta di dedicazione. Lo storico Poggiali invece preferisce parlare dell’esistenza della chiesa a partire dal XII secolo sulla base dei primi documenti che ne parlano esplicitamente. L’edificio chiesa ha certo subito molte trasformazioni fino all’ampliamento a tre navate del 1770 ed infine, tra il 1930 ed il 1947 le migliorie progettate e realizzate con l’architetto Luigi Dodi, cioè il rialzo di 10 metri del campanile, la nuova abside ed il nuovo altare. Ultimamente, nel 1959 il compimento della veste pittorica del bravo cremonese Mario Schiavi la raffigurazione dei quindici misteri del Rosario, dell’incoronazione della Madonna nell’abside e di Maria Vergine con San Protaso e San Gervaso nella lunetta della facciata.

Nella storia di San Protaso e dei suoi parroci facciamo memoria di un momento tragico: la morte di don Giovanni Gramelli il 29 luglio 1799 a seguito di una ferita da pugnale inferta da un soldato russo. Dopo la vittoria della battaglia del Trebbia sui francesi napoleonici truppe russe, nell’inseguimento dei soldati francesi in fuga, si accamparono a San Protaso saccheggiando il paese e uccidendo chi poneva resistenza. Gli abitanti di San Protaso eroicamente reagirono alla violenza e i sodati russi uccisi furono sepolti in quello che anche oggi è ricordato come “il campo dei russi” nei paraggi della Casa della Memoria.

 

(Le notizie sono prese dalla Guida Storica di Fiorenzuola (pag. 137) e dalla Scheda del Catalogo Diocesano)

 

 

 

 

Parrocchia di Santa Liberata e Faustina

Riomezzano

Dopo la presentazione di Baselica e di San Protaso, ora una presentazione di Riomezzano, terza parrocchia della nostra Comunità Pastorale dedicata a Santa Liberata e Faustina di cui si conservano le reliquie sotto l’altare. Erano due sorelle monache benedettine, ricordate e celebrate nel nuovo “Martyrologium Romanum”, al 19 gennaio. Secondo la più antica notizia Liberata e Faustina, di nobili origini, erano nate a Rocca d’Algisio (Pianello), nei primi decenni del secolo VI. Attratte dall’ideale ascetico, lasciarono i loro privilegi e si ritirarono in un romitorio presso Como, dove poi fondarono il monastero di S. Margherita. E qui vissero con umiltà e totale dedizione alla preghiera fino alla morte avvenuta, a poca distanza l’una dall’altra, verso il 580 in fama di grande santità. I loro corpi vennero dapprima sepolti nella loro chiesa monastica, ma in seguito furono oggetto di varie traslazioni e distribuzione di reliquie, di cui alcune si conservano nella chiesa di Rio Mezzano.

La chiesa nacque come oratorio voluto verso la fine del settecento dai nobili Bedei che lo dotarono di beneficio per la sua manutenzione e per il mantenimento del cappellano, una volta elevato a cappellania. Nel 1987 Riomezzano viene eretto parrocchia dedicata alle due sante sorelle. La chiesa è piccola ma graziosa, con spazio sacrestia, a forma rettangolare con le statue di santa Liberata e di sant’Antonio Abate. Completa di campanile in stile romanico e, adiacente la chiesa, un vano fatto costruire da Don Giuseppe Schiavi per l’accoglienza e per i servizi. L’area solitamente è chiamata Paullo che a sua volta comprende Palazzo, Barabasca, Riomezzano.

Non possiamo dimenticare a completamento due informazioni di carattere straordinario che danno risonanza alla recente storia di Riomezzano. La prima è che la chiesa era quotidianamente frequentata da Lisetta Volpi, morta nel 1928, a 25 anni in concetto di santità. Per celebrarla e ricordarla i familiari fecero costruire in parrocchia, poco lontano dalla sua chiesa, un sacello a forma di tempietto, molto bello. L’altra informazione legata alla parrocchia è che il Vescovo Monsignor Enrico Manfredini aveva progettato di costruire nell’ambito parrocchiale una chiesa per la gente di passaggio sull’autostrada. Infatti Riomezzano o Barabasca si trovano ai confini dell’Autostrada di Milano là dove incrocia quella di Cremona, che a sua volta incrocia quella di Genova, e dove è già in funzione un grande e frequentatissimo autogrill. Posizione molto indovinata per costruirvi una chiesa al servizio del culto domenicale dei viaggiatori.

DGV